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Indagine LILA sullo stato della infezione da HIV e AIDS in Italia



LILA ha presentato LILAReport 2017, un rapporto basato sull’analisi dei circa 12mila contatti censiti, in modo anonimo.
Il quadro che ne emerge è quello di una percezione del rischio di infezione da virus HIV ( virus da immunodeficienza umana ) confusa e di una conoscenza delle vie di trasmissione lacunosa in tutte le fasce d'età, segno di come le campagne di informazione e prevenzione pubbliche non abbiano ancora raggiunto la popolazione nella sua intierezza.
Alta è la domanda di informazioni di base giunte alle Helpline LILA: in particolare su modalità di trasmissione ( 60% ) e test l’HIV ( 46%, più del doppio rispetto all'anno passato ).

Tra le persone con infezione da HIV le principali richieste di supporto riguardano per il 37% le terapie e per il 31% gli aspetti relazionali legati al vivere con il virus HIV, percentuale che sale al 47% tra coloro che hanno ricevuto da poco una diagnosi di positività. “
La paura d essere isolati, stigmatizzati, giudicati è dunque ancora più forte dei timori relativi alla propria salute, segno di quanto stigma e pregiudizi continuino a pesare sulla vita delle persone con HIV.

Rispetto all’offerta di test rapidi, il dato più significativo è relativo ai cosiddetti first test: circa la metà delle persone che hanno effettuato il test presso una sede LILA non aveva, cioè, mai effettuato un test in precedenza.
E’ questo un dato che segnala come questo tipo di servizio community based possa incoraggiare anche chi non ricorrerebbe ai servizi tradizionali da troppe barriere in accesso.

L’emersione del sommerso è fondamentale anche perché in Italia almeno una persona con HIV su quattro non è consapevole del proprio stato sierologico e il fenomeno delle diagnosi tardive è addirittura in aumento. Questo compromette la salute dei singoli rischiando di aumentare i rischi di trasmissione, anche inconsapevole, ad altre persone.

Per quanto riguarda i giovanissimi, esemplificativi sono i dati emersi dal Progetto scuole EDUCAIDSdi LILA Cagliari.
Dai questionari somministrati in modo anonimo a 3.389 studenti di Istituti superiori della provincia, di età compresa tra i sedici e i diciotto anni, si è rilevato come ben il 74.4% dei ragazzi sessualmente già attivi non usi il profilattico o non lo usi con costanza.
Permane inoltre in questa fascia d’età confusione tra contraccezione e prevenzione dell’HIV o di altre infezioni a trasmissione sessuale.

Secondo il Ministero della Salute, la popolazione giovanile tra i quindici e i ventiquattro anni è tra le più colpite e quella tra i venticinque e i ventinove riporta l’incidenza più alta tra tutte le classi d’età: 14.8 nuovi casi per 100.000 residenti.

L’ONU ( Organizzazione delle Nazioni Unite ) giudica possibile e praticabile la sconfitta dell'AIDS entro il 2030 purché si adottino tutte le necessarie politiche di prevenzione e contrasto al virus.
L'Italia si è appena dotata di un Piano Nazionale di contrasto all’HIV/AIDS innovativo e in linea con questi obiettivi.
Per rispettare gli obiettivi ONU, l’Italia dovrebbe centrare entro il 2020 il target 90-90-90, una formula con cui l’ONU/UNAIDS prescrive la necessità di rendere consapevoli del proprio stato sierologico il 90% delle persone con HIV, di assicurare loro un accesso adeguato alle terapie e di far sì che il 90% delle persone con HIV raggiunga un livello non rilevabile di carica virale, condizione che le rende non-infettive.

Fonte: LILA, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: AIDSonline.it http://www.aidsonline.it/


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