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Resistenza all'insulina correlata a ictus

  Uno studio prospettico di ampie dimensioni è giunto alla conclusione che la resistenza all'insulina sembra essere associata a un aumentato rischio di ictus ischemico tra le persone non affette da diabete.

Lo studio prospettico di coorte ha mostrato che le persone non-diabetiche con una resistenza all’insulina nel quartile superiore presentavano un rischio tre volte maggiore di ictus.

La resistenza all'insulina non era in grado, tuttavia, di prevedere il rischio di infarto miocardico, la mortalità per cause vascolari, o una combinazione di tutti e tre gli esiti.

Tatjana Rundek dell’University of Miami ( Stati Uniti ) e colleghi hanno analizzato i dati di 1500 partecipanti al Northern Manhattan Study, di età media 68 anni, senza diabete o da un precedente infarto miocardico, arruolati nel periodo 1993-2001.

Il follow-up è stato, in media, di 8.5 anni.

La sensibilità all'insulina è stata stimata utilizzando il metodo HOMA della sensibilità all'insulina e i partecipanti sono stati definiti come insulino-resistenti se erano nel quartile superiore dell'indice HOMA.

I ricercatori hanno trovato:

• il punteggio medio HOMA era di 2.3 e i soggetti nel quartile superiore avevano un punteggio di almeno 2.8;

• durante il follow-up, 46 partecipanti hanno avuto un attacco ischemico ( fatale o non-fatale ), 45 sono andati incontro a un infarto miocardico fatale o non-fatale, e 121 sono morti per cause vascolari;

• rispetto al più basso dei tre quartili, quelli nel quartile superiore dell'indice HOMA avevano un hazard ratio ( HR ) aggiustato per ictus ischemico di 2.83;

• l'effetto è risultato indipendente da sesso, razza ed etnia, e dai tradizionali fattori di rischio cardiovascolare ( fumo e obesità ) o dalla sindrome metabolica;

• la resistenza all'insulina non ha predetto nessun altro outcome.

Secondo i ricercatori è possibile che i fattori di rischio associati con l'insulino-resistenza, come gli alti livelli di pressione sanguigna e di trigliceridi, rivestano un ruolo più importante per l'ictus ischemico che per l’infarto miocardico. ( Xagena Medicina )

Fonte: Archives of Neurology, 2010

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