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PET-PSMA per la diagnosi precoce delle recidive del tumore alla prostata



Il tumore alla prostata è la neoplasia più frequente negli uomini e solitamente risponde bene alle cure.
Tuttavia, in una percentuale tra il 30 e il 40% dei casi, la malattia può ripresentarsi alcuni anni dopo l’intervento chirurgico o la radioterapia.
Diventa quindi importante riuscire a effettuare una diagnosi precoce delle recidive per poter impostare i trattamenti più appropriati.

L'Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori ( IRST ) di Meldola ( Forlì ) è stato il primo Centro in Italia ad utilizzare la PET con 68-Ga-PSMA, con ottimi risultati, risultando superiore alla PET con 18F-Colina, che rappresenta lo standard per questi casi.

Oltre 100 pazienti hanno eseguito in IRST la PET con 68Ga-PSMA permettendo la localizzazione della recidiva di malattia.
Questo ha permesso di effettuare cure molto precise, come ad esempio la rimozione chirurgica di un linfonodo o una radioterapia mirata su eventuali metastasi.

L'obiettivo del Dipartimento di Procedure ed Alte Tecnologie dell'IRST di Meldola è la diagnosi e la terapia di precisione dei tumori prostatici con l'utilizzo della PET-PSMA, risonanza magnetica e terapia recettoriale 177LU-PSMA.
L'utilizzo di bersagli molecolari per trattamenti mirati e personalizzati permetterebbe di ridurre o di ritardare la necessità di terapie ormonali ( castrazione ) e di migliorare in tal modo la qualità di vita dei pazienti.

Lo studio si articola in tre distinte fasi.

La prima mette a confronto la PET con PSMA con la biopsia guidata tramite risonanza magnetica multiparametrica 3 tesla, diagnostica, quest’ultima, considerata il gold standard cioè la procedura di riferimento necessaria quando la biopsia tradizionale ha dato esito negativo.
La disponibilità della risonanza magnetica 3 tesla è limitata, e i tempi di esecuzione dell’esame sono piuttosto lunghi.
L'obiettivo è dimostrare che l’indagine effettuata con PET-PSMA è paragonabile a quella fatta con la risonanza, con il beneficio di liste di attesa più brevi, tempi di scansione più rapidi.

La seconda fase riguarda la ripresa di malattia dopo l’intervento o la radioterapia, ovvero quando si riscontra la cosiddetta recidiva biochimica.
L’intento dello studio è quello di dimostrare l’accuratezza diagnostica della PET-PSMA rispetto ai metodi di imaging convenzionali, come la risonanza, la Tac o la PET con F-Colina.

La terza fase attiene l’approccio terapeutico dei tumori prostatici in fase avanzata già sottoposti a tutte le cure possibili e che non abbiano a disposizione altre possibilità di trattamento.
In questi casi viene impiegata una nuova terapia che prevede l’utilizzo della molecola PSMA marcata con Lutezio 177, un isotopo a bassa carica energetica che trova già impiego nel trattamento dei tumori neuroendocrini.

Fonte: IRSTdi Meldola, 2018

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Per approfondimenti sul Tumore alla prostata: OncoUrologia.it https://oncourologia.it/



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