Inibitori PD-1 - Nuovi dati suggeriscono che gli immunoterapici potrebbero trovare impiego anche nei tumori ematologici
Nel corso dell’Annual Meeting dell’American Society of Hematology ( ASH ) Keytruda ( Pembrolizumab ) di Merck e Opdivo ( Nivolumab di Bristol-Myers Squibb [ BMS ] ) hanno entrambi dimostrato di essere efficaci nel linfoma di Hodgkin, una patologia che rappresenta circa il 7% del tutte le neoplasie ematologiche.
Il linfoma di Hodgkin è uno dei tumori più comuni nei giovani adulti, anche se può verificarsi negli adolescenti e nei pazienti più anziani.
La maggior parte dei pazienti guarisce grazie a chemioterapia o radioterapia; in una piccola proporzione di pazienti il tumore risulta resistente al trattamento.
Nel corso del Meeting ASH, Merck ha riportato i risultati di uno studio di fase I che ha coinvolto 29 pazienti con Hodgkin, trattati precedentemente in modo pesante e che avevano fallito la terapia con Brentuximab vedotin ( Adcetris ) e, in alcuni casi erano stati sottoposti con insuccesso a trapianto di cellule staminali.
Con Pembrolizumab, somministrato ogni due settimane fino a due anni, sei pazienti ( 21% ) sono andati in remissione completa, con altri 13 pazienti ( 45% ) che hanno raggiunto una remissione parziale.
Allo stesso modo, uno studio di fase I con Nivolumab bi-settimanale, che ha coinvolto 23 pazienti, ha evidenziato un tasso di risposta globale dell’87%, con remissione completa in 4 pazienti ( 17% ) e una risposta parziale in altri 16 ( 70% ).
La maggior parte dei pazienti era stato trattato in precedenza con Brentuximab vedotin e sottoposti a trapianto di cellule staminali.
I risultati degli studi stanno ad indicare il ruolo del pathway PD-1 nel linfoma di Hodgkin.
Opdivo e Keytruda sono già stati approvati per il trattamento del melanoma e hanno anche dimostrato di essere efficaci nel tumore del polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ). ( Xagena )
Fonte: The New England Journal of Medicine, 2014
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