Le terapie mirate migliorano la sopravvivenza in alcuni tumori
Oggi il 54% degli uomini e il 63% delle donne colpiti da tumore sconfiggono la malattia. In un ventennio ( 1990-2009 ) la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è aumentata rispettivamente del 15% e dell’8%.
Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alle campagne di prevenzione e a terapie sempre più mirate, che esercitano la loro azione su uno specifico bersaglio molecolare risparmiando le cellule sane.
Il carcinoma del polmone non-a-piccole cellule con mutazioni nel gene EGFR o con traslocazione di ALK o di ROS1, i tumori della mammella o dello stomaco con amplificazione di HER2, il melanoma cutaneo con mutazioni di BRAF, il carcinoma del colon-retto privo di mutazioni di KRAS o di NRAS o di BRAF rappresentano alcuni esempi di sottogruppi molecolari di neoplasie, per i quali sono già oggi disponibili specifici trattamenti in grado di modificare in maniera significativa il decorso della malattia in fase avanzata o metastatica.
Anche se il numero di marcatori e relativi farmaci approvati finora è relativamente limitato, è possibile prevederne un notevole incremento nei prossimi anni, perché numerose molecole in grado di agire su specifiche alterazioni genetico-molecolari sono in sperimentazione.
Le terapie mirate hanno contribuito in maniera decisiva a migliorare la sopravvivenza a 5 anni in alcune delle neoplasie più frequenti, che raggiunge ad esempio l’87% nella mammella e il 65% nel colon-retto.
Grazie a terapie sempre più efficaci, in molti casi i tumori stanno diventando patologie croniche con cui i pazienti possono convivere a lungo.
In alcuni tipi di tumore della mammella ( 15-20% del totale ) una proteina, HER2, è presente in quantità eccessiva, causando così una crescita rapida e incontrollata delle cellule malate.
Dal punto di vista biologico, è una delle forme più aggressive e, in passato, non essendoci terapie disponibili, queste pazienti presentavano la prognosi peggiore. Oggi grazie a terapie mirate che bloccano il recettore HER2 e che sono utilizzate sia nelle forme iniziali non-metastatiche che in quelle metastatiche, è cambiato radicalmente il decorso clinico.
Il carcinoma ovarico è meno frequente del tumore della mammella: nel 2017 in Italia sono stati stimati 5.200 nuovi casi, ma la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è bassa, pari al 39.5%.
Il 75-80% delle pazienti presenta, al momento della diagnosi, la malattia già in fase avanzata.
Le terapie mirate hanno evidenziato risultati importanti in queste donne. Da un lato vi sono i farmaci antiangiogenici che impediscono al tumore di sviluppare i vasi sanguigni che ne permetterebbero la crescita, dall’altro sono disponibili gli inibitori PARP che hanno dimostrato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione rispetto alle terapie farmacologiche tradizionali.
Nei pazienti con carcinoma del colon-retto metastatico, al momento di intraprendere un trattamento, dovrebbe essere effettuata la valutazione dello stato mutazionale dei geni KRAS e NRAS.
Queste proteine funzionano come interruttori che attivano i meccanismi di crescita e replicazione delle cellule tumorali e possono essere nello stato normale o mutato.
L’introduzione nella terapia dei farmaci biologici anti-EGFR ha determinato un ulteriore significativo miglioramento dell’efficacia clinica dei trattamenti, con una sopravvivenza che può superare i 30 mesi nella fase metastatica.
Lo stato normale dei geni KRAS e NRAS indica che il paziente ha maggiori probabilità di rispondere alla terapia a base di anticorpi monoclonali anti-EGFR, mentre nei casi in cui sia presente la mutazione dei due geni queste terapie non sono indicate perché non efficaci.
Le persone con carcinoma del colon-retto metastatico privo di mutazioni di KRAS o di NRAS rappresentano circa il 40-45% del totale.
La mutazione del gene EGFR è individuata nel 10-15% dei casi di tumore del polmone non-a-piccole cellule non-squamoso ( l’alterazione di ALK è presente nel 5% ). ( Xagena Medicina )
Fonte: AIOM, 2018
Xagena_Salute_2018
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