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Antidepressivi: inibitori delle monoaminossidasi


L’uso degli inibitori delle monoaminossidasi ( IMAO ) è limitato, rispetto agli altri antidepressivi, a causa del rischio di interazioni con altri farmaci e alimenti.
Gli inibitori MAO trovano impiego clinico nei pazienti refrattari al trattamento con altri farmaci antidepressivi.
L’attività antidepressiva degli inibitori MAO si presenta dopo 3 settimane o più.

La Tranilcipromina ( Parmodalin ) è il principio attivo che dà maggiori problemi perché ha un’azione stimolante.
I farmaci di elezione sono la Fenelzina ( Nardil ) o l’Isocarbossazide ( Marplan ) che hanno un effetto meno stimolante.

Gli inibitori MAO agiscono inibendo le monoaminossidasi con conseguente accumulo di neurotrasmettitori aminici.

I pazienti che assumono inibitori MAO non devono assumere cibi contenenti Tiratina ( presente nel formaggio, fave, germogli di soia fermentati ) per il possibile aumento della pressione sanguigna; un segnale d’allarme è rappresentato dalla comparsa di cefalea pulsante.

E’ opportuno non iniziare l’assunzione di altri antidepressivi ( compresi altri IMAO ) per almeno 2 settimane dopo il trattamento con un inibitore MAO ( 3 settimane se si inizia il trattamento con Clomipramina ( Anafranil ) o Imipramina ( Tofranil ).

L’associazione di un inibitore MAO con un triciclico non è raccomandata per i possibili gravi eventi avversi, talora letali.
E’ particolarmente a rischio è la combinazione di Tranilcipromina e Clomipramina.

E’ opportuno sospendere il trattamento con gli inibitori MAO qualora compaiano palpitazioni o episodi frequenti di cefalea.
La sospensione deve essere graduale. ( Xagena2009 )

Fonte: AIFA


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