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Trattamento precoce dei pazienti affetti da COVID-19 con Colchicina, una molecola con proprietà antinfiammatorie


E' stata dimostrata per la prima volta la sicurezza e l’efficacia della molecola antinfiammatoria Colchicina nel trattamento precoce dei pazienti affetti da COVID-19.

Il razionale che ha indotto i medici dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano di somministrare a domicilio il farmaco è quello di intercettare e spegnere la risposta infiammatoria scatenata dal nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, nelle primissime fasi della malattia.

La ricerca inoltre ha sottolineato l’importanza di agire tempestivamente per ridurre il rischio che una possibile progressione in insufficienza respiratoria porti a una eccessiva affluenza di casi critici negli ospedali.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Clinical Immunology.

Lo studio è stato condotto nel mese di marzo, in piena pandemia. La Colchicina è stata somministrata in 9 pazienti domiciliari che avevano manifestato caratteristiche cliniche suggestive di una evoluzione iper-infiammatoria.

Il COVID-19 nella maggior parte dei casi esordisce come una sindrome simil-influenzale che tende ad auto risolversi.
In circa il 30% dei casi, invece, dopo una iniziale fase prodromica si assiste alla comparsa di febbre elevata, tosse e affaticamento respiratorio.
Questa popolazione di pazienti è quella più a rischio di ricovero e di supporto ventilatorio, poiché la dispnea evolve rapidamente in una insufficienza respiratoria.

La Colchicina è stata somministrata con una dose di carico, seguita da una dose di mantenimento, dopo almeno cinque giorni di febbre superiore a 38°C.

Tutti e 9 i pazienti trattati a domicilio si sono sfebbrati entro 72 ore con risoluzione della tosse e solo in un caso è stato necessario procedere al ricovero per un supporto di ossigeno a basso flusso.

La Colchicina è una molecola estratta dalle piante del genere Colchicum e, per le sue proprietà antinfiammatorie note fin dall’antichità, viene oggi considerata come terapia di scelta nella gotta, nelle pericarditi croniche e nelle malattie auto-infiammatorie caratterizzate da febbri periodiche, come la febbre mediterranea familiare.

I meccanismi fisiopatologici responsabili della transizione da una fase pauci-sintomatica a una polmonite iper-infiammatoria in pazienti COVID-19 sembrano risiedere nell’attivazione dell’inflammasoma da parte del virus.
L’inflammasoma è un complesso di proteine che, se attivato, porta al rilascio di mediatori dell’infiammazione ( citochine ) responsabili della febbre e del danno d’organo.
Nei pazienti con forme gravi di COVID-19 ricoverati in tutto il mondo, questi mediatori sono stati oggetto di bersaglio di terapie somministrate per via endovenosa con l’intento di bloccare a monte la cascata infiammatoria e spegnere la cosiddetta tempesta citochinica.

I ricercatori dell'Ospedale San Raffaele hanno deciso di impiegare la Colchicina per le possibili interferenze di questo farmaco con i meccanismi patogenetici implicati in COVID-19.
La Colchicina, infatti, agisce bloccando l’attivazione dell’inflammasoma, impedendo l’eccessivo accumulo di cellule infiammatorie nei tessuti, e, secondo alcuni studi, ostacolando l’ingresso del virus nelle cellule.

Sono necessari studi di maggiore dimensione per confermare questi risultati. ( Xagena Medicina )

Fonte: IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, 2020

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